La responsabilità sociale, di persone e imprese passa per la comprensione del sistema finanziario, e per la capacità di indirizzarlo verso obiettivi ambiziosi di impatto ambientale e sociale positivo.

Il concetto di sostenibilità ha origine dai movimenti ambientalisti di massa sbocciati negli anni 60 che nelle loro evoluzioni hanno prodotto una crescente sensibilizzazione rispetto all’impatto delle attività umane sugli equilibri del pianeta e del suo ecosistema.

Tale impatto è stato successivamente declinato in una visione più complessa e globale di sostenibilità, ponendo sullo stesso piano di rilevanza l’aspetto ambientale, sociale e di governance, che prende il nome di ESG. L’attenzione alla sostenibilità è dunque diventata permeante rispetto alle attività imprenditoriali e in particolare nel campo della finanza. Ma in quali modi la finanza e la sua revisione secondo un approccio sostenibile può avere un impatto sull’insieme delle attività umane rendendole più o meno compatibili con i sustainable development goals (SDGs) stabiliti dalle Nazioni Unite?

Al centro di questa riflessione c’è il rapporto dei cittadini con l’educazione finanziaria, uno strumento culturale per raggiungere un comportamento più responsabile da parte di individui, imprese e istituzioni. Alcuni dei rapporti più autorevoli in materia sono quelli rilasciati dall’OCSE, individua le attività per accrescere la cultura finanziaria come “parte di un più ampio sistema di tutele dei consumatori che comprende regole, controlli e strumenti di inclusione finanziaria e mira a rafforzare il benessere e la capacità delle persone di resistere a improvvisi e imprevisti shock finanziari”.

Secondo un’analisi di alcuni ricercatori dell’Hindustan Institute of Technology and Science di Chennai, India, alti livelli di educazione finanziaria sarebbero collegati a maggiori investimenti in fondi di investimento ESG e comportamenti di risparmio più responsabili. La definizione qui adottata di educazione finanziaria comprende 4 dimensioni: la comprensione dei concetti finanziari, la capacità di usare le conoscenze per gestire situazioni imprevedibili e saperne ricavare un beneficio, disinvoltura nella gestione economica, comportamenti specifici diretti al mercato finanziario.

Secondo la letteratura accademica citata nello studio, tra i benefici maggiori legati all’educazione finanziaria vi sono una migliore capacità di valutazione rischi-benefici in associazione agli investimenti sostenibili e riconoscere il rischio finanziario anche in considerazione di fattori come il cambiamento climatico, la giustizia sociale e le questioni di governance.

E in Italia, chi si occupa di monitorare e diffondere l’educazione finanziaria?

La Banca d’Italia produce un report con cadenza triennale in cui valuta le conoscenze dei cittadini e la loro finance literacy su una scala da 1 a 20: nel 2023 il punteggio medio dei nostri connazionali si attesta sui 10,6 punti ed è quindi sotto la sufficienza. Un altro risultato riguarda la conoscenza di concetti di base come diversificazione del rischio, inflazione, capacità di calcolo e interesse composto, che viene attestata al 37% dei rispondenti.

Se i programmi ministeriali ancora tardano nell’integrare l’educazione finanziaria nei programmi educativi, esistono altri strumenti per sviluppare un approccio critico alla materia.

Fondazione Banca Etica ha messo online un portale dal titolo Impara, liberamente accessibile, che racchiude materiali divulgativi sui concetti più elementari come denaro, moneta o risparmio, ma anche su temi fondamentali per la finanza etica e per l’impatto della finanza sulla crisi climatica, sull’energia, sulla pace.

Fonti:

atlantis-press.com/proceedings/icrbss-23/125998443

valori.it/educazione finanziaria